Amira





Sono Amira. Il mio nome significa “principessa”, “sovrana”, “leader”, ma nella mia
vita non lo sono mai stata. In famiglia l’unico sovrano è solo mio marito. Lui decide
tutto quello che devo fare: come devo vestirmi, come devo comportarmi...ho paura
quando torna a casa dopo il lavoro.
Se è arrabbiato o nervoso si sfoga con me, alza le mani, oppure sono costretta a
soddisfare i suoi piaceri. Mio figlio prende il suo esempio e anche lui comincia a
comportarsi male. Mia figlia, invece, soffre con me ed è impaurita, consapevole del
suo futuro. Non posso ribellarmi a questa situazione o provare a spiegargli la mia
sofferenza. Sono violentata ogni giorno psicologicamente, sono privata della mia
dignità e del mio onore di donna e di persona. Ormai non sono più nessuno... credo
in realtà di esserlo sempre stata... nessuno. Non capirà mai la situazione che vivo
ogni giorno, forse solo se fosse nei miei panni potrebbe capirlo.
Quand’ero bambina il mio sogno nel cassetto era diventare una ballerina, il sogno
di tante bambine.
Ho frequentato la scuola di danza fino ai 10 anni, poi un giorno non ho frequentato
più.
“Ormai sei diventata grande” mi disse mio padre.
Pensai a quanto fosse ingiusto e a quanto mi sentissi triste, ma non dissi una
parola.
Le mie ali erano state spezzate, il mio rimase solo un sogno infranto.
Continuai a danzare ogni giorno in camera mia, di nascosto, senza musica, ogni
qual volta avevo un po’ di tempo.
Oltre alla mia passione, lì si racchiudevano tutti i miei sfoghi, i miei traumi, le mie
ansie.
Imparai a volare in quell’unico mio posto. Sola, incompresa, nascosta, così come
mi sento tutt’ora.
Ho paura per la mia figlioletta, pensare che anche lei un domani vivrà tutto ciò, mi
piange il cuore, da madre e da essere umano.
Mio marito, suo padre, dovrebbe amarla allo stesso modo e star male peggio di me
al pensiero che che un domani anche sua figlia soffrirà e vivrà così male.
E come potrebbe mai affidare la sua piccola docile figlia ad una persona come lui?
Come può credere sia giusto tutto questo?
Come può pensare sia normale che tutte noi donne viviamo una situazione così
pessima.
Perché in altri Paesi del mondo esiste il dialogo in una coppia, la donna è libera di
scegliere le cose più scontate che qui in Afganistan non lo sono. Come si può
cambiare tutto ciò. Come potrò mai sensibilizzare mio marito?

Martina Fiorellis

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