Zahira



31,08,2021
Mi alzo presto, sciacquo la faccia e corro fuori a fumare una sigaretta. Adoro la brezza
dell'aria mattutina e a volte riesco anche a sentire gli uccellini cinguettare. Il fumo mi
avvolge il corpo insieme a una miriade di pensieri, gioia e sconforto, tristezza e felicità. Oggi
finalmente si torna a casa, l'Italia ritira le truppe schierate sul suolo Afghano. Procedo con la
solita corsetta mattutina, mi aiuta a riorganizzare i pensieri dandomi anche una bella botta
motivazionale. Faccio un passo, dopo un altro e comincio a calpestare sempre più
velocemente il polveroso suolo Afghano, penso alla mia famiglia e penso a questa guerra.
Ha strappato l'anima a 53 dei miei compagni, improvvisamente, sento un vuoto allora ne
approfitto e comincio a correre più forte. Dovrei essere felice: oggi torno a casa eppure non
è così. Entro in doccia, ascolto il rumore dell' acqua che sbatte sul pavimento, mi rilasso,
questo per un intero anno è stato uno dei pochi momenti di pace e serenità durante la
giornata. Sono le sette in punto, mi affretto e corro a preparare la roba, il volo partirà alle 8 e
30. Tutto pronto, sono le 8 e il comandante inizia a radunarci vicino l'aereo. C'è un aria
strana, nessuno ha voglia di parlare. Sono le 8 e 40 l'aereo ha terminato la fase di decollo ed
adesso si va dritti verso casa. Infilo una mano dentro la divisa e tiro fuori un paio di cuffie, le
guardo, accenno un timido sorriso e precipito nel burrone dello sconforto. C'è scritto "Zahira"
le ho comprate per lei, l'ho conosciuta per caso quando camminando per le vie di Kabul vidi
questa ragazza suonare una "batteria" improvvisata fatta da secchi e pentole, le piaceva
molto la musica avrei voluto tanto dargliele. Adesso i talebani vieteranno tutto questo, per
loro ascoltare musica è un reato. Vorrei piangere, non posso, ma il mio cuore già lo fa. Non
lo accetto, non è giusto, va contro qualsiasi forma di logica, mi sento impotente e cado in
preda ad un isterico nervosismo. Bambine, ragazze, madri e nonne private di tutto ridotte
come schiave utili soltanto per soddisfare i bisogni sessuali del marito. Donne prive di
affacciarsi dal balcone e frustate in pubblico se il vestito non copre le caviglie. Mi chiedo
come faccia un padre a tornare a casa e guardare gli occhietti della sua bambina cupi,
spenti, non più pieni di luce e di allegria e il viso della moglie amareggiato intriso di sconforto
, forse per un talebano tutto ciò è diverso, forse pensa di aver davanti degli animali domestici
da tenere a casa e far passeggiare soltanto in compagnia del padrone, forse pensa di
essere il grande uomo capace di mantenere la famiglia e proprio per questo è inutile che la
moglie corra dei rischi mettendosi in mostra e lavorando, o forse ha così tanta paura che
sua moglie possa tradirlo da tenerla chiusa in casa evitandole di conoscere altri uomini e
Imponendole di nascondere il suo volto quando esce di casa. Forse ha paura che sua figlia
crescendo
istruita possa ribellarsi, andare via. Forse egli decide di vivere la vita nascosto dietro gli
specchi dell'apparenza, logorato interiormente dalla consapevolezza di non essere
benvoluto neanche dalla propria famiglia, consapevole di essere rispettato soltanto per pura
paura. Continuo a pensare a Zahira, chissà che starà facendo, chissà cosa starà pensando,
magari non rivedrà più le sue amiche, non sa neanche se le sarà permesso andare a scuola.
Aveva gli occhi vispi e teneva un sorrisetto tipico di chi crede di saperne una un più di tutti
ed era molto dolce. Adesso io non so se quella sarà più Zahira, se i talebani le priveranno
anche del diritto di essere se stessa, perché costringendo una donna a non mostrare se
stessa in pubblico, a non uscire sola e impedendole di fare qualsiasi cosa non la stai solo
privando del diritto di essere se stessa, ma la stai privando anche del diritto di essere una
donna.
Marco Parello

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