Farah




UOMO: Non c’è niente di più vero del nostro proverbio che dice: “Una donna può uscire di casa tre volte nella sua vita: quando nasce, quando si sposa e quando muore”, per quale assurdo motivo dovrei permetterle di farsi vedere da altri uomini o peggio ancora parlare con loro?
Sono stato cresciuto in una famiglia che mi ha insegnato i valori più importanti, voluti dal Corano, secondo il quale è sempre stato l’uomo a decidere per il bene della donna, la quale è considerata troppo debole per prendere decisioni o assumersi delle responsabilità, oltre alla cura della casa, dei figli e dello stesso marito.
DONNA: “Una donna può uscire di casa tre volte nella sua vita: quando nasce, quando si sposa e quando muore”, proprio questo proverbio è il ritratto delle condizioni in cui io e migliaia di altre donne siamo costrette a vivere da tempo immemorabile, o così mi sembra.
Le nostre parole sono sempre state soffocate da quelle più potenti di uomini, il cui unico obiettivo è quello di sottometterci, facendo di loro i nostri padroni.

UOMO: Non permetterò mai a mia figlia, se mai ne avrò una, di frequentare la scuola, perché a parere mio l’istruzione non è “roba da femmine”. A cosa serve se il loro unico compito è quello di procreare? È ovvio che non potrà nemmeno scegliere con chi sposarsi, quella è una decisione che spetta a me.

DONNA: Nonostante tutto sono una ragazza fortunata, poiché sono cresciuta secondo il volere di mio padre, il quale ha sempre sostenuto che una società non può progredire se le sue donne sono ignoranti. Ecco perché mi ha permesso di andare a scuola e seguire le mie inclinazioni. Il mio più grande sogno è quello di laurearmi e diventare un medico, con una famiglia, fondata sui valori che i miei genitori mi hanno trasmesso, quali la libertà di scelta e il diritto ad essere felice.
Benché tra le quattro mura di casa mia io sia più o meno libera di esprimermi, basta solamente valicare l’uscio per trovarmi catapultata in un inferno fatto di negazioni e terrore, una realtà nella quale, noi, donne senza volto, dobbiamo quasi essere invisibili, coperte dalla testa ai piedi, senza poter alzare lo sguardo o produrre suoni di nessun genere, soprattutto se non accompagnate dal nostro mahram.

UOMO: In questi giorni ho dovuto colpire ripetutamente mia moglie sul viso perché ha osato chiedere di indossare il velo di un colore per i miei gusti, fin troppo appariscente, cosa le è saltato in mente? Avrà avuto forse l’intenzione di sminuirmi agli occhi degli altri? Come se non sapesse che i colori troppo accesi sono sinonimo di provocazione e leggerezza.

 DONNA: Adesso più che mai la situazione è diventata insostenibile, perché purtroppo il sostegno di mio padre è venuto a mancare prematuramente, quando i talebani, irrompendo a casa nostra, lo hanno portato via, strappandolo alla sua famiglia e imprigionandolo, perché considerato troppo rivoluzionario per una società legata a tradizioni risalenti a tempi arcaici.
Ora, nemmeno dentro casa mia, sento di essere al sicuro, costantemente terrorizzata dal pensiero che quegli uomini crudeli e senza cuore possano ritornare. La mia gioia e la mia speranza sono andate via con mio padre, non riesco più a vedere la luce in fondo a questo tunnel, sono piena di incertezze e di paure per quanto riguarda il mio futuro. Intorno a me vedo solamente uomini assetati di potere, con la perenne voglia di dominare noi povere donne, private di ogni tipo di libertà o diritto.

UOMO: Sogno un mondo in cui tutte le donne saranno felici di sottomettersi al volere di noi uomini, seguendo le nostre regole che, non a caso risalgono ai tempi dei nostri avi e che non hanno motivo di essere modificate.

Nel frattempo vado fiero di quello che stiamo costruendo, perché il patriarcato è l’unica via che ci può portare alla salvezza eterna, come il nostro Profeta ci ha insegnato.

DONNA: Ricordate del sogno che avevo da piccola? A soli 18 anni l’ho visto frantumarsi davanti ai miei occhi, il diritto alla felicità non ho mai potuto assaporarlo veramente, per non parlare della libertà di scelta, o ancor di più dei diritti più elementari, come completare gli studi e poter esercitare una professione che avrei amato alla follia. Vorrei sapere per quanto tempo ancora dobbiamo andare avanti così, chinando il capo per paura di essere violentate e morire nel silenzio più assordante. Adesso tutto si è trasformato in un incubo, sapete dirmi se finalmente un giorno potrò tornare a sognare?

Giorgia Fallea

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