Jameela

 


Oggi mi sono svegliata di buon umore, la maestra ci ha detto che faremo dei disegni di Halloween, disegnerò la mia strega così brutta da essere la migliore fra tutte! Faccio velocemente colazione con i miei due fratellini, di solito giochiamo insieme mentre beviamo il latte con i cereali ma questa mattina non posso proprio perdere tempo. Un bacio a mamma, metto il giubbotto, prendo l’ombrello e mi dirigo verso la scuola. Ho visto Aamir, mi piace tantissimo ma lui non lo sa. È bello come il principe Sky, il ragazzo di Bloom, ed è anche intelligente, perché a scuola prende sempre 10. L’altro giorno mi ha  chiesto se volessi una caramella, io sono diventata tutta rossa e nonostante la volessi senza rispondere sono scappata via. Stamattina la maestra ci ha lasciato un nuovo compito: disegnare il lavoro dei nostri sogni. Sul mio foglio ho tracciato una porta da calcio e davanti me stessa, con un pallone bianco e nero tra le mani. Quando gioco a calcio e corro verso il pallone con il vento fra i capelli, mi sento libera come un uccellino che vola solo dove e quando desidera lui. Da grande voglio continuare a sentirmi così e diventerò la migliore calciatrice di tutto il mondo. È finita la scuola e devo consegnare il disegno alla maestra Nadir, poi vado a vestirmi da fata, c’è una festa giù in paese e mamma mi accompagnerà lì con le mie migliori amiche. C’è tanta musica e tanti dolci, rido e mangio tanto. Le mie amiche si sono vestite da Rapunzel e Cenerentola anche se non si capisce molto bene, però non fa nulla. Io, Rasha e Farah giochiamo sempre insieme, e prima ancora mia madre giocava con le loro madri. Siamo cresciute insieme e senza di loro non mi divertirei mai così tanto. Quando il sole si abbassa e il cielo diventa meno luminoso, papà mi ha detto che mi porterà in bici nel parco sotto casa, così mi sto mettendo le scarpe da ginnastica e lo aspetto davanti alla porta. Sono ansiosa e felice, sembra che abbia perso la facoltà di parlare e riesca solo a sorridere. Non sto più nella pelle. Dopo un’ora siamo già tornati a casa, io volevo restare ma papà mi ha detto che era stanco e domani deve tornare a lavorare. Papà lavora lontano lontano, oltre il fiume, dove ci sono le montagne colorate, quindi non mi sono arrabbiata, sono solo un po’ triste. Sarei voluta restare ancora al parco a guardare i fiori, a rincorrere i cagnolini e cercare altri bimbi per mostrare la mia nuovissima bici rossa. Nessuno ha una bici veloce come la mia, è per questo che la tengo stretta stretta. Ne sono gelosa. Adesso è tardi, mamma mi ha rimboccato le coperte e dato il bacio della buonanotte. È stata una bella giornata, non vedo l’ora che sia domani.

Oggi mi sono svegliata tardi, a scuola non posso più andare. Sognavo di scoprire ciò che si cela dietro un fulmine, le ragioni per le quali le piante sono verdi e perché se lancio una penna questa cade in basso anziché salire in alto. Avrei voluto sapere cosa sono le tabelline di cui parlano i grandi. Ma non posso più. Ero felice di incontrare Aamir ogni giorno e adesso non ricordo più se il neo che tanto mi piaceva si trova sulla sua guancia destra o sinistra. Ho chiesto il perché, mi hanno risposto con una parola: donna. Pomeriggio volevo uscire con le mie amiche, Farah e Rasha, ma mi hanno detto che non possono uscire. Allora ho pensato di andare al parco con la mia bellissima bici rossa, ma non l’ho più trovata. Ho pensato che me l’avessero rubata invece mamma mi ha detto che non mi servirà più e che papà l'ha regalata ai miei fratelli, ho chiesto perché, mi ha risposto con una parola: donna. Con le lacrime agli occhi ho preso il pallone e ho iniziato a palleggiare. Il vento fra i capelli non lo sento più, adesso ho un velo che li tiene ben saldi. Mamma ha detto che il pallone lo posso usare se non mi vede nessuno, ma come posso diventare una calciatrice se resto dentro queste 4 mura? I miei sogni sono ormai bolle di sapone. Dopo pranzo mamma mi ha presentato un uomo, non l’avevo mai visto prima di adesso, è grande e grosso. Ha un odore acre, di fumo e alcol. La sua mano è il triplo della mia. Mi ha detto che sarà mio marito. Ho pianto e gridato, a nulla è servito. Mi hanno detto di dimenticare Aamir e qualsiasi altro ragazzo, ho chiesto perché, mi hanno risposto con una parola: donna. Quest’oggi mi sento come un uccellino in gabbia, anche se fuori c’è sole per me è una brutta giornata. Sembra che il sole inverta la sua orbita e il cielo si oscuri in pieno giorno. Non sento più il rumore delle bombe, eppure la paura è la medesima. In questa guerra non serve nessuno scudo per proteggersi e il dolore è più acuto. Nessuno mi ha più chiesto quale fosse il mio sogno e io non ci ho più pensato, vorrei solo essere uomo. Non ho mai avuto molto, ma adesso non ho nulla. Nessuna libertà, nessun diritto, sono considerata alla stregua di un oggetto. Ho solo il dovere di non parlare, forse per questo mi hanno proibito quella scuola che mi insegnava a pensare. L’unica cosa che non sono riusciti a togliermi è la speranza di un mondo migliore.

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