Mahjubin

 


LUGLIO 2021 
Ciao a tutti! Mi presento; il mio nome è Mahjubin, Mahjubin Hakimi. Tranquilli per la pronuncia, vi perdono... Anzi ! Scusatemi voi per l’affanno, ma sono appena tornata di corsa dai miei allenamenti di pallavolo. Oggi abbiamo faticato più del solito, l’allenatrice è stata proprio dura! Ma in fondo la capisco...; nel mese di agosto la nostra squadra, la squadra femminile di Kabul, dovrà affrontare un’ importante competizione e noi dobbiamo assolutamente vincerla! In compenso oggi ho ricevuto la mia nuova divisa, con il numero 3, il mio numero fortunato! Adesso però devo sbrigarmi, devo correre a cambiarmi: stasera è il mio turno in polizia. La mamma dice che sono troppo impegnata, un po’ troppo ambiziosa; ma questo è il mio sogno! Finalmente a 18 anni sono diventata un’agente del mio paese, anzi della capitale dell’Afghanistan! Forse però ripensandoci dovrei lasciar perdere qualcosa; papà non condivide le mie scelte, dice che dovrei stare a casa ad aiutare le mie sorelle con le faccende e non mostrarmi troppo in pubblico; forse mamma e papà non sono abituati a tutto questo... Ma solo così mi sento libera! Per tanti anni mamma e nonna mi hanno tormentata con i loro racconti facendomi rivivere l’orrore degli anni 90, prima ancora che io nascessi; più che racconti in realtà erano incubi: parlano spesso dei mujaeddin, i talebani contro cui oggi i soldati americani combattono; le donne venivano punite per adulterio, non potevano studiare, né lavorare; non potevano uscire se non in compagnia di un uomo; non potevano usare trucchi o cosmetici, né gioielli o scarpe che provocassero un impercettibile rumore;erano private di qualsiasi diritto: diritto di voto; persino quello alla felicità: gli era vietato addirittura di ridere; o ancora il diritto alla salute, dal momento che non potevano essere visitate da medici uomini e i medici donne scarseggiavano. Fustigazioni pubbliche erano all’ordine del giorno: donne giustiziate, torturate ed uccise. Ma per fortuna la mia famiglia ne è uscita salva! Questi animali sono stati sconfitti; il loro regime patriarcale e maschilista finì nel 2001, con l’entrata delle truppe americane, che pochi mesi prima avevano subito un attacco terroristico da parte di Osama Bin Laden, un uomo spregevole che si era alleato e rifugiato proprio presso i talebani. Quella brutta fase è sempre rimasta a me sconosciuta e adesso è semplicemente un lontano ricordo. Adesso sono libera di non indossare il burqa, metto solo l’hijab, ma durante gli allenamenti di pallavolo lo tolgo, è troppo fastidioso;non riesco a concentrarmi bene con quel coso che svolazza dietro di me; a volte mi impiglio e non riesco a prendere bene la palla e non posso permettermi di giocare male. Il caldo di luglio poi, non aiuta affatto... oggi si registrano 30 gradi a Kabul! Forse abbiamo una possibilità. Dopo anni di preparazione i talebani potrebbero finalmente tornare a governare un paese che ormai sta andando allo sbaraglio! Tutto questo per colpa loro, quei dannati americani. Prima di loro avevamo tutto sotto controllo. I bambini venivano educati come si deve e le donne rispettavano le leggi che il nostro governo e la nostra religione imponevano. Già, le donne. Stavano al loro posto, il posto giusto. Ma adesso è quasi vent’anni che dobbiamo nasconderci, avendo anche paura. Abbiamo lasciato le nostre donne e i nostri bambini nelle loro mani, e li stanno rovinando. Non rispettano più il nostro Dio, il nostro Allah, non rispettano più l’uomo, si sentono libere di fare quello che vogliono. In questi giorni ho anche sentito che si sarebbe tenuto un torneo di pallavolo FEMMINILE ,e, cosa ancora più grave, queste donne avranno la possibilità di giocare a viso scoperto, senza neanche l'hijab. Ma stiamo scherzando? Questo è una grandissima mancanza di rispetto per chi ha sempre mantenuto la pace in questo paese, per chi ha lottato con il sangue per difendere i diritti di uomini e donne. E loro ti ringraziano così, andando contro di te, non rispettando delle semplici richieste che avrebbero mantenuto la pace se nessuno avesse protestato. Che schifo. Ci vorrebbe proprio una bella lezione, così capiscono cosa si prova a soffrire, a mettersi nei panni degli uomini che le hanno dato la possibilità di affiancarli nei momenti più difficili, di soddisfarli nei momenti di tristezza con il loro corpo, di dare alla luce i propri figli che diventeranno degli impavidi guerrieri! Ma tranquilli, tempo al tempo…. 
5 AGOSTO 2021 
Oggi è il 5 agosto; mancano due esatte settimane alla competizione e non vedo l’ora! In questo mese ci siamo date tanto da fare, ho addirittura dovuto prendere dei permessi a lavoro, seppur con grande dispiacere. Ah e da poco ho anche incontrato un ragazzo... è molto carino e gentile, si chiama Abdul e dice che sono molto brava a pallavolo! Il ragazzo perfetto insomma. Ma non voglio dirlo a papà, non mi capirebbe. Non vuole che frequenti ragazzi, anzi sono già troppo ribelle a suo parere; sarà forse la gelosia a farlo parlare così... 
14 AGOSTO 2021 
È da un paio di giorni che qualcosa qui si muove, qualcosa di strano che non capisco. Dicono in giro che gli americani torneranno a casa. In effetti di soldati americani ne vedo sempre meno... Ho paura, non so cosa succederà e questo mi spaventa; tutto ciò che non posso controllare mi spaventa. Ma io devo saperlo. Non voglio vivere quello che mamma e nonna mi descrivono, cosa farei se succedesse di nuovo? Scapperei o resterei a casa? Potrò giocare? Potrò lavorare? Avevo anche pensato di tornare a studiare dopo il torneo, potrò farlo? Potrò rivedere Abdul? Vivrei o morirei? 
TALEBANO 
Ci siamo riusciti. Abbiamo impiegato tutte le nostre forze, ma finalmente gli americani sono andati via. Dopo anni di reclusione nelle campagne afghane siamo finalmente tornati nella nostra amata capitale. Kabul è di nuovo sotto il governo dei talebani! Ora rimetteremo tutto a posto, dobbiamo solamente mettere in riga un po’tutti, ricordare chi bisogna rispettare e perché bisogna farlo. Solo così potremmo ritornare alla splendida pace che si viveva negli anni novanta. Il mio capo oggi era triste. Abbiamo perso tanti uomini durante questi anni, piangeva. Aveva bisogno di un conforto, di una donna che gli tenesse compagnia, che eseguisse i suoi ordini come giusto che era. Abbiamo chiamato allora delle donne, che hanno ricevuto l’onore di passare del tempo con il capo dei talebani. Ma stranamente queste si rifiutarono di eseguire. Non capisco, quale onore più grande di stare con il nostro capo, di soddisfarlo. Cosa diamine è successo in questi anni? Le donne non ci ascoltano più. Siamo stati costretti ad uccidere una donna al giorno, per dare l’esempio, per fare capire cosa succede a chi non rispetta le regole. E se lo meritano. Meritano di capire il posto dove devono stare, o con le buone o con le cattive. Non possiamo perdere tempo pure con loro, abbiamo altro a cui pensare, un paese da gestire. 
15 AGOSTO 2021 
Oggi ho capito cosa succedeva ieri, purtroppo l’ho capito fin troppo bene... devo parlare piano o mi sentiranno. Sono rinchiusa in casa; in meno di 24 h i talebani hanno fatto un colpo di stato e hanno ripreso il potere dopo che le truppe Americane sono tornate a casa. Ma non hanno preso solo quello; si sono impossessati della mia libertà, della libertà di tutte noi donne, destinate alla reclusione. Il caos più totale in mezzo alle strade: gente che piange, che urla, l’aeroporto di Kabul pieno di gente che cerca di aggrapparsi all’ultima opportunità di vivere che la vita gli offre, di madri che lasciano i propri figli nelle mani dei soldati stranieri, per affidarli ad un destino migliore. Io sono rimasta indietro, non ce l’ho fatta. Mamma e papà mi hanno detto di restare a casa ad aspettare; ma ad aspettare cosa di preciso ? Ho paura che vengano a casa, nemmeno qui mi sento al sicuro; solo la palestra di Kabul, la centrale di polizia mi sembravano casa; solo tra quelle mura mi sentivo protetta. Adesso non potrò più indossare la mia nuova divisa... 
3 OTTOBRE 
Alla fine quella partita non l’ho mai giocata. Sono due mesi che non vedo la luce del sole, solo quella piccola finestra in cucina mi consente uno scorcio di cosa c’è lá fuori. Non riesco più a provare qualsiasi tipo di emozione; non mi alzo più dal letto che condivido con mia sorella; fisso inerme il tetto della nostra stanza aspettando qualche risvolto, qualcun altro che ci venga a salvare di nuovo; so che ci sentono, so che non ci lasceranno sole, ce la faranno! 
TALEBANO 
Sono passati due mesi e ancora non capiscono. Non la smettono più di protestare, di scendere in piazza a dire cose senza senso. Cosa vuol dire che devono vivere libere? Non sono già libere? Le abbiamo dato un sacco di svaghi, di passatempi. Possono vivere in serenità e in libertà quanto vogliono se rispettano le nostre richieste. Noi siamo buoni e loro lo sanno. O meglio, credevo che lo sapessero. Ci hanno costretti così a vietare le manifestazioni, anche se diciamo che le abbiamo fatto un favore. Ma hanno proprio la testa dura, non vogliono più rispettarci. 
15 OTTOBRE 
Ieri un uomo è entrato in casa; erano tre in realtà ma due stavano fuori dalla porta con dei grossi fucili che non avevo mai visto nemmeno in mano agli americani. Vedevo papà agitarsi nell’altra stanza mentre quello gli puntava un coltello contro. Quel coltello, proprio quel coltello ha causato la mia morte. Sono bastati pochi attimi e il mio corpo è caduto, privo della mia testa. Quel senso di paura che ardeva dentro me è svanito in un attimo, e forse è proprio in quell’attimo che mi sono sentita, finalmente, libera. Qual era la mia colpa? Essere un’agente di polizia, essere una pallavolista, essere una studentessa, o forse meglio ancora, essere una donna? 
TALEBANO 
Siamo riusciti a mettere un po’sotto controllo la situazione. Ne abbiamo stuprate e uccise tante. Ma ovviamente cosa si aspettavano, le carezze? Non possiamo crescere i nostri figli senza rispetto. Ti devi prendere quello che ti meriti se non stai alle regole, e loro ne avevano veramente molto poche da seguire, ma non sono riuscite neanche a fare questo! Abbiamo anche interrotto quel torneo di pallavolo per fortuna, sarebbe stata una tragedia se avessero giocato in quel modo, una cosa che ci avrebbe fortemente imbarazzato. La nostra prima legge fu proprio quella di negare lo sport a queste poco di buono. Ieri ho punito la trasgreditrice delle regole, le ho tagliato personalmente la testa davanti alla sua famiglia, non potete immaginarvi la faccia del padre! Non ho neanche idea di come si chiamasse, ma tanto cosa importa, sono tutte uguali! Forse così capiranno, forse così impareranno. Anche se, ripenso ancora alle sue urla , a come mi guardava, a come piangeva, stava morendo dal dolore. Non capisco perché sembrava stesse soffrendo, ma non dal dolore della mia lama. Era...un altro dolore. Avrei voluto chiederglielo, forse aveva qualcosa da dirmi, forse avrei dovuto ascoltarla. Ma ormai è troppo tardi.

Dalila Farruggia e Amico Giuseppe 

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