Samir


Mi chiamo Samir, ho 14 anni, vivo con i miei genitori ed ho altre due sorelle.
Siamo da poco arrivati in Italia, fuggiti dall’ Afghanistan che è stato
nuovamente assediato dai talebani dopo la ritirata dell’esercito Americano.
Siamo angosciati per tutto quello che siamo stati costretti a lasciare, ma
purtroppo la situazione è fuori controllo, si respira un clima di violenza e
crudeltà. Spero che i governi del mondo si riuniscano per aiutare tutte quelle
donne che subiscono violenze, a cui verranno tolti tutti i diritti, dall’istruzione,
al lavoro, all’abbigliamento, alle cure, alla dignità.
La mia famiglia è arretrata culturalmente, mio padre segue i decreti della
Sharia, una “legge sacra”, non elaborata dagli uomini, ma imposta da Dio. Lui
avrebbe voluto un figlio maschio, ma ahimè siamo nate noi, tre figlie
femmine. Questo perchè, per tradizione quando nasce un maschio i membri
della famiglia esultano e gli uomini festeggiano. Parenti e amici portano in
dono soldi che infilano nella culla del neonato o nel letto della madre, in certe
famiglie ai maschietti viene dato più da mangiare che alle sorelline. Quando
nasce una bambina, invece, nessuno esulta, nessuno grida e nessuno corre
a congratularsi con i genitori o infila soldi nella culla, ma la gente va dalla
madre e la consola.
Dobbiamo sottostare a delle regole che non ci permettono di vivere
all’occidentale e quindi di integrarci. Non possiamo indossare abiti colorati,
non ci è permesso di truccarci ne di usare smalti e siamo obbligati a
indossare il burqa. Le donne che hanno osato eludere esso, sono state fatte
prigioniere, spogliate e violentate per tutta la notte. Viviamo in un mondo a
parte, fatto di isolamenti.
La mia situazione è difficile, per paura di essere uccisa, ho ubbidito a mio
padre, che per rimediare alla violenza subita da parte di mio cugino, mi ha
costretta a sposarlo. Non sono state nozze facili. Mio marito di 23 anni più
grande, mi violenta, mi picchia, mi tiene prigioniera. Ho sempre sognato di
innamorarmi e di avere una famiglia libera e felice, ma purtroppo nel mondo
in cui vivo non è facile, non è possibile!
A volte mi chiudo nella mia camera e piango, mia madre mi consola, mi
incoraggia ad avere fiducia nelle autorità italiane e a denunciare, ma dentro
di me c’è solo un sentimento ed è quello di fuggire lontano da questo uomo
violento. Sogno di diventare un medico per curare tutte le fragilità, i dolori che
le donne ogni giorno sono costrette a subire.
Ci si ritrova in questa situazione per delle credenze, delle ideologie che
hanno portato un popolo a creare una società dove la donna deve avere
paura del mondo esterno alle mura domestiche ma dove il pericolo può
arrivare anche all'interno. Queste stesse credenze sono sì prese da testi
sacri, ma il corso naturale di una società è evolversi e modificarsi, per questo
a persone esterne a questo mondo sembrano comportamenti disumani: la
religione islamica come molte altre, è stata fondata in un'era completamente
diversa, dove la donna era sottomessa , sfruttata e usata come un oggetto in
tutto il mondo, e questo suo ruolo è stato fissato in molti scritti che oggi sono
letti e utilizzati. Ecco perché popoli come i talebani si possono definire come
culturalmente arretrati, in quanto si presentano protettori di una ideologia
basata su un'
epoca diversa e vedono il primo cambiamento da quei dogmi
come un insulto o una bestemmia alla loro religione.
Nei regimi fondamentalisti dei talebani, i quali sono difensori della religione
islamica, le negazioni dei diritti, in particolar modo per le donne, hanno
effettivamente un ancoraggio nella religione islamica, cioè nel Corano,
oppure questa soppressione della libertà e dei diritti della popolazione
femminile è strumentalizzata per rendere queste sempre più sottomesse e
impedire loro una reale presa di coscienza e formazione di pensiero critico?


Giuliana Ciulla, Gabriele Diana e Alice D'Ugo

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